venerdì 30 maggio 2008

Comune e comitato uniti contro la miniera

Da Il Giornale di Vicenza del 29 maggio 2008:


SAREGO. Si attende a breve la decisione della Regione sulla richiesta di ampliamento.

Costa Benedetta potrebbe ripartire. La miniera del Monte del Prete, ferma ormai da un paio d'anni a Meledo Alto, in comune di Sarego, non hai mai smesso di agitare le acque della Laguna veneziana. La richiesta di rinnovo e ampliamento presentata dalla Berica Immobiliare è, infatti, ancora oggetto di istruttoria alla commissione Via (Valutazione impatto ambientale) di Venezia, di cui è atteso a breve il parere conclusivo. Dopodiché sarà la Giunta regionale a dare la risposta definitiva, decisione che comunque non potrà prescindere dal merito della valutazione di impatto ambientale. Sulla questione si erano già pronunciati il consiglio comunale, deliberando con voto unanime la sua contrarietà, e gli stessi cittadini con oltre 1.300 firme per far cessare per sempre le attività estrattive. In seguito alla presa di posizione del Comune e del Comitato intercomunale per la tutela del territorio dell'Area Berica, che avevano formulato le loro osservazioni, la stessa Via ha imposto alla ditta di presentare 14 integrazioni al progetto di coltivazione mineraria. A queste ultime sono state sollevate ulteriori controdeduzioni. «Quello che continua a lasciare perplessi - afferma Pietro Rossi, portavoce del Comitato e consigliere comunale nella passata Amministrazione - è che non è stato provato in modo attendibile se e quanto minerale c'è da estrarre. La ditta Berica Immobiliare ha presentato alla Via il risultato di soli due nuovi carotaggi, effettuati per di più senza i tecnici comunali come vuole la legge. È chiaro che non ci si può basare su questi per dire che c'è materiale di pregio in quantità tale da giustificare una miniera a cielo aperto». A non convincere Rossi sono poi le direttrici dei flussi di traffico generati dal cantiere. «Non si sono ancora resi conto che a Lonigo c'è il divieto di transito ai mezzi pesanti. Quindi per trasportare i 5 milioni di metri cubi che si vogliono portar via nei prossimi 15 anni ci saranno 218 bilici al giorno costretti a passare per Sarego, Meledo e Monticello di Fara. Andranno ad aggiungersi a quelli in entrata e uscita dall'altra miniera di Meledo, la “Bertozzo”». Ma è anche il luogo da trasformare in area di scavo solleva altri motivi per opporsi. «Si vuole portare la miniera da 7 a 30 ettari in un sito naturalistico di importanza europea, che la Regione ha indicato come possibile “habitat prioritario” di rare specie arboree».
(Matteo Guarda)

giovedì 29 maggio 2008

Rosanna Filippin a Sarego

Comunichiamo la convocazione dell'assemblea pubblica che si terrà il giorno
venerdì 13 giugno alle ore 20.30
presso la sede del PD a Meledo.
Sarà presente la coordinatrice provinciale Rosanna Filippin.

Leggi la relazione della coordinatrice provinciale all'assemblea provinciale del Partito Democratico.

Seguiranno ulteriori comunicati

venerdì 2 maggio 2008

VARIATI SINDACO

Cari amici,
gli avvenimenti di questa settimana hanno segnato, per il Partito Democratico della nostra provincia, un momento di svolta. La vittoria di Achille Variati nelle elezioni comunali di Vicenza, infatti, è un successo che indica una strada a tutto il Pd: dimostra che per vincere occorre ripartire dal radicamento, dal rapporto forte con il territorio. Il risultato di Vicenza è importante a livello locale, ma anche a livello nazionale. Lo ha spiegato bene Ilvo Diamanti, nel commento pubblicato su Repubblica che vi invito a leggere.

IL COMMENTO
Tra Roma e Vicenza
di ILVO DIAMANTI
IL RISULTATO di Roma è troppo significativo, rilevante, netto. E, per il Centrosinistra, traumatico. Perché è la capitale d'Italia. E, fino a ieri, del Centrosinistra. Appunto: fino a ieri. Oggi la geografia politica italiana è cambiata. Soprattutto per il centrosinistra. Due settimane fa aveva riscoperto la "questione settentrionale", ieri, dopo il ballottaggio delle elezioni amministrative, ha riaperto la "questione romana". Quella "meridionale" si era già consumata, visti i risultati delle politiche. Visto l'esito delle elezioni regionali in Sicilia. Così, si è spezzato anche il bipolarismo metropolitano che aveva caratterizzato la prima Repubblica. Milano e Roma. Capitali delle due Italie. Rispettivamente: di Destra e Sinistra. Oggi il Paese è unito. Milano e Roma, sotto il segno di Berlusconi. Collante e cornice, capace di far coabitare Lega e An. Fino a quando e come non si sa. Ma, intanto, per la prima volta dai tempi della prima Repubblica, le due capitali hanno un governo di segno coerente. Il centrosinistra, rinnovato e riformato, dopo la fine dell'Unione e la "fondazione" del Pd, invece, appare "spaesato". Sperduto. Non ha più casa. A meno che non si consideri tale il rifugio tradizionale e storico delle "regioni rosse" del centro. (Dove, peraltro, qualche scricchiolio si avverte). Gli stessi confini, le stesse roccaforti del Pci, fin dalle origini. Quasi una cittadella assediata. Il Pd, in fondo, era nato per superarne i confini. Per andare "oltre". Per diventare un partito nazionale. In grado di governare l'Italia. Come la Dc nella prima repubblica. Come il cartello PdL-Lega, oggi.
Il processo di "sterritorializzazione" che ha colpito il centrosinistra, in questa fase, è ben descritto dal bilancio dei comuni oltre i 15mila abitanti, in cui si è votato in queste settimane. Fino a due settimane fa il Centrosinistra ne governava 47, il Centrodestra 22. Altri 2 erano amministrati da liste civiche. Oggi, il rapporto si è letteralmente rovesciato. Il Centrodestra ne governa 46 e il Centrosinistra 24. Sta cambiando la geografia politica del Paese. Radicalmente. In senso letterale. Perché intacca il rapporto fra partiti e società "alle radici". E dunque: sul territorio. Dovunque. Per questo, anche i risultati in controtendenza, come la vittoria del centrosinistra in alcuni capoluoghi di provincia del profondo Nord e del Nordest (Sondrio, Vicenza, Udine), rischiano di finire sullo sfondo. Un "pannicello caldo", l'ha definita, ieri, Massimo Giannini, su Repubblica.it. Visto che le elezioni politiche di due settimane fa hanno celebrato l'eterno ritorno del Nord e della Lega. Tuttavia, non conviene svalutare Vicenza. Dove Achille Variati, candidato del Pd, si è imposto di misura, risalendo, al ballottaggio, di quasi 20 punti percentuali e di 6000 voti. Mentre la candidata del Centrodestra, Lia Sartori, ha recuperato solo 150 voti. Perdendo non solo gli otto punti di vantaggio precedenti. Ma soprattutto le elezioni. Certo, il successo di Vicenza non può lenire la ferita di Roma, che è profonda e non rimarginabile. Né può mascherare il rapido logoramento dei legami locali del Centrosinistra e del Pd subito in questa occasione. Tuttavia, può servire. Anzitutto, a capire il Nord, senza attendere la prossima ondata leghista. E poi a cogliere il senso delle difficoltà incontrate dal Pd, non solo a livello locale. Ma più in generale: come modello di partito. D'altronde, nel suo piccolo, anche Vicenza è diventata (suo malgrado) una capitale: del "forza-leghismo". Sede del Parlamento Padano. Il luogo da cui Silvio Berlusconi, nel marzo 2006, in occasione dell'Assemblea nazionale di Confindustria, lanciò la rincorsa a Prodi. Da dieci anni governata da un sindaco (ner)azzurro. Logica la tentazione di spiegare questo risultato come un accidente. O, più semplicemente, di rimuoverlo. Come ogni evento lontano dal "caput mundi". Eppure, un po' di riflessione servirebbe a capire che il "caso", come ovunque, c'entra (tanto più quando si vince di 500 voti). Ma contano di più altre ragionevoli ragioni. 1. Anzitutto, il pregiudizio che disegna il Nord come un porto avvolto nella nebbia. Verdeazzurra. E' un pregiudizio. Per limitarci al Nordest, considerata una "Vandea", il centrosinistra amministra molte realtà fra le più importanti. Da Venezia a Padova. A Udine. Senza dimenticare Trento e Bolzano (province autonome comprese). Fino all'anno scorso anche a Verona. Fino a due settimane fa il Friuli-Venezia Giulia. Quanto a Vicenza, capitale forza-leghista, non è mai stata forza-leghista. Due anni fa, al referendum sulla devolution, la maggioranza dei cittadini ha votato contro. Cinque anni fa Vincenzo Riboni, candidato dell'Ulivo, al ballottaggio ottenne il 47% dei voti. Gli stessi sondaggi condotti negli ultimi sei mesi a Vicenza, con regolarità (da Ipsos e Demos), delineavano una situazione di incertezza. Perfino una settimana fa (Demos, 17-18 aprile, 1000 casi) i due candidati apparivano perfettamente alla pari. Considerarla perduta a priori era un pregiudizio infondato. 2. L'importanza del candidato e del sistema di selezione. Lia Sartori è stata scelta dall'alto. Tra conflitti e mediazioni che hanno opposto Lega e Forza Italia, anche al loro interno. Un tempo figura d'apparato della sinistra socialista. Oggi "donna forte di Forza Italia". Vicina al governatore Giancarlo Galan. "Una di Thiene", ricca cittadina commerciale, a poca distanza da Vicenza. Lo stesso che candidare a sindaco di Malo "uno di Isola", direbbe Luigi Meneghello. Invece Variati, cinquantenne, è un candidato vicentino, con una storia vicentina. Già sindaco fra il 1990 e il 1995. Di provenienza democristiana. Allievo di Rumor. Oggi PD. Legittimato, a inizio marzo, dalle primarie, con grande partecipazione popolare e un ampio consenso personale. 3. Il clima d'opinione attraversato da un'insicurezza sociale che riflette ragioni diverse dalla criminalità comune e dall'immigrazione. Piuttosto: dalla vicenda Dal Molin. La nuova base militare americana, concessa dal governo di centrosinistra, con l'accordo preventivo (taciuto per anni) della giunta e del governo precedenti. Ancora oggi "rifiutata" dalla maggioranza della popolazione (contrario il 53 % dei vicentini, sondaggio Demos). Non a caso, una lista ispirata da alcuni comitati contrari alla base ha conquistato il 5% al primo turno. Variati, sindaco neo eletto, ha sempre espresso dissenso nei confronti della decisione - e del centrosinistra nazionale. Per ragioni di metodo, più che di principio. La mancata consultazione dei cittadini, il deficit di confronto con il governo. 4. Infine, Variati e il Pd hanno fatto una campagna elettorale vera, vecchio stile. Porta a porta. Tutti i giorni nei quartieri, nei mercati, insieme a decine di militanti e volontari, giovani e giovanissimi, a volantinare dappertutto, in centro e in periferia. Mentre la sua avversaria quasi non si è vista. La vittoria di Variati, dunque, è avvenuta per ragionevoli ragioni. Al contrario della sua avversaria - ma anche di Rutelli a Roma - la sua candidatura è stata espressa direttamente dagli elettori, con le primarie. Ha fatto una campagna elettorale vera, mobilitando sul territorio un Pd vero. Ha comunicato messaggi condivisi. Egli stesso è apparso, ai cittadini, competente e credibile. Anche agli elettori della sinistra e ai comitati No dal Molin. Che lo hanno sostenuto, nel ballottaggio. Senza accordi. La candidatura di Calearo, inoltre, per quanto controversa, ha aperto una fessura nel rapporto con i settori imprenditoriali e del lavoro autonomo. Così, Variati ha fatto il pieno dei voti di centrosinistra e di sinistra. Intercettando anche molti voti di centrodestra, soprattutto della Lega. Due settimane fa Ezio Mauro ha scritto che occorre "costruire un Pd del Nord. Per vivere, o almeno per capire". Forzando l'equazione, potremmo sostenere che, per sfidare il centrodestra, occorre costruire il Pd, ma "dovunque". Senza imitare il "modello Berlusconi". E' inimitabile. Più che un "partito personale", a questo fine, serve un "partito di persone", che si radichi sul territorio e nella società. Non solo sui media. Ora che Roma è caduta, può risultare (forse) più facile, al Pd, guardare a Nord senza occhiali deformanti. E, con umiltà, ripartire (anche) da Vicenza. (30 aprile 2008)

giovedì 1 maggio 2008

1°MAGGIO

Festa del Primo maggioI sindacati a Ravenna

Cgil, Cisl e Uil: sicurezza sul lavoro

Sarà un Primo Maggio all'insegna della tutela dei redditi e, soprattutto, della sicurezza, quello che si celebrerà quest'anno in tutta Italia, con oltre 100 manifestazioni. Quella nazionale che si terrà a Ravenna. Cgil, Cisl e Uil l'hanno scelta per rievocare il dramma dell'incidente della Mecnavi del marzo 1987 con 13 morti.

Il Primo maggio: storia e significato di una ricorrenza

Il 1 Maggio nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali, per affermare i propri diritti, per raggiungere obiettivi, per migliorare la propria condizione."Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola d'ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il primo Maggio, appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza.
All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo. Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio. Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio. Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti:
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".