giovedì 31 luglio 2008

CONFRONTO FRA CAPI DI GOVERNO

DAL GIORNALE DI VICENZA

giovedì 31 luglio 2008


Olmert: dopo le primarie mi dimetto da premier

GERUSALEMME
Con un drammatico discorso alla nazione, ieri il premier israeliano Ehud Olmert ha detto che non si ricandiderà alla guida del partito Kadima nelle elezioni primarie, il prossimo 17 settembre, e che si dimetterà una volta eletto un nuovo leader. L’annuncio di Olmert, seppure da tempo ventilato a causa delle inchieste di polizia di cui è oggetto, essendo egli sospettato di corruzione, ha colto tutti di sorpresa. «Voglio che sia chiaro», ha detto, «che sono fiero di essere cittadino di uno stato in cui un primo ministro può essere investigato come un semplice cittadino. Proverò la mia innocenza e le mie mani pulite».
«Come premier io sono naturalmente l’indirizzo di attacchi politici ma ogni persona equilibrata converrà che le cose hanno superato ogni ragionevole proporzione», ha detto Olmert con chiaro riferimento alle continue rivelazioni a mezzo stampa dei sospetti degli inquirenti e degli elementi finora emersi a suo carico.
La decisione di Olmert è maturata negli ultimi giorni,.............................................................


sabato 26 luglio 2008

Il Governo cancella 150.000 cattedre

Sit-in dei docenti precari a Montecitorio. In piazza Maria Pia Garavaglia e Antonio Rusconi

Un paese in emergenza

"C'è un clima da stato di polizia. Il governo continua ad alimentare la paura anziché risolvere i problemi. Crea l'illusione che gli immigrati siano il problema numero uno solo per coprire l'incapacità di rispondere alle difficoltà economiche e sociali di milioni di famiglie"

Rosy Bindi

“Estensione all'intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza per il persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari”. E' quanto ha approvato oggi il Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell'Interno Roberto Maroni. Un provvedimento che, come si legge nel documento diffuso a conclusione dei lavori, dovrebbe servire per “potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno”.

Ma che vuol dire?

A cercare di fornire una spiegazione ulteriore, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, secondo il quale “l’estensione dalle attuali tre regioni (Puglia, Sicilia, Calabria, come stabilito nel 2007 dal governo Prodi, ndr) a tutto il Paese serve a facilitare una risposta dello Stato e non cambia quello che c’è già”.

Confusione. Da queste parole ciò che si evince è che è talmente tanta la foga del governo, talmente alta la necessità di mettere in campo slogan, spot e manifesti elettorali, che neppure loro sanno più verso dove stanno andando realmente. Le promesse e gli impegni che hanno preso in campagna elettorale non sono stati mantenuti, come palesato da una manovra finanziaria – triennale per di più – in cui spiccano i tagli alle forze dell’ordine, agli Interni e alla Difesa. E dunque, ecco il ritorno delle proposte populiste e demagogiche, con le quali la destra, buttando fumo negli occhi dei cittadini, cerca di celare le propria inadeguatezze.

Cosa significa proclamare lo stato d’emergenza in tutto il Paese e poi affermare che non cambia niente rispetto a prima? E se non cambia niente rispetto a prima, dov’è il tanto decantato inasprimento della lotta all’immigrazione clandestina?

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lunedì 21 luglio 2008

Berlusconi si trastulla, l’Italia brucia

pubblicato Giovedì 17 Luglio 2008 in Inghilterra da "The Economist"-

L’attuale governo di Silvio Berlusconi si rivela tristemente simile al precedente.
Stavolta sarebbe dovuto essere tutto diverso. Berlusconi trasudava un sobrio senso di responsabilità dopo la rielezione a Presidente del Consiglio in aprile. Senza sorprese, dice chi lo difende. Il suo governo dal 2001 al 2006 rappresenta una storia di opportunità mancate, che lui ora rimpiange, dirimodernizzare l’Italia e di lasciare il proprio segno nella storia.

C’erano altre ragioni per sperare che governasse nell’interesse del paese, piuttosto che nel proprio. Essendo nota la sua aspirazione al Quirinale, aveva bisogno di acquisire un’aura da statista. Uno dei motivi del fallimento del suo precedente governo fu la resistenza verso riforme liberali da parte dell’Unione dei Cristiani Democratici e di Centro, che non fanno più parte della sua coalizione. Inoltre sembrava avesse risolto le sue difficoltà personali con una serie di leggi adpersonam che assicuravano la sua posizione legale e proteggevano il suo impero mediatico.

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(Vai all'articolo in lingua originale su The Economist)

sabato 12 luglio 2008

FIRMA LA PETIZIONE DOMANI 13 LUGLIO A MELEDO DALLE 9 ALLE 12

La Camera ha approvato ieri il Lodo Alfano. Veltroni: “La tutela di salari e pensioni è più urgente di una norma blocca processi che interessa solo al premier”. Domenica 13 luglio, contro le proposte del governo, mobilitazione del Partito Democratico in tutta la provincia, con una raccolta firme per la petizione promossa in tutta Italia: Salva l’Italia, per la difesa delle regole democratiche e il rilancio del paese, a partire da un intervento per la difesa di salari e pensioni. L’obiettivo è di raccogliere cinque milioni di firme, da qui all’autunno, in tutta Italia. Per aderire alla petizione, ci si può recare ai banchetti allestiti nei comuni della provincia. Altrimenti, è possibile dare la propria adesione anche online.

Clicca qui per dare la tua firma online alla petizione.

Clicca qui per scaricare il manifesto del Pd sulla sicurezza e la legalità.

Clicca qui per vedere l’elenco dei comuni in cui è possibile firmare la petizione.

domenica 6 luglio 2008

L’ITALIA, UN PAESE DI MIGRANTI CHE DIMENTICA IL SUO PASSATO


di Alex Zanotelli

È agghiacciante quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi in questo nostro paese. I campi Rom di Ponticelli (Na) in fiamme, il nuovo pacchetto di sicurezza del ministro Maroni, il montante razzismo e la pervasiva xenofobia, la caccia al diverso, la fobia della sicurezza, la nascita delle ronde notturne…offrono un’agghiacciante fotografia dell’Italia 2008.
«Mi vergogno di essere italiano e cristiano», fu la mia reazione, da poco rientrato in Italia da Korogocho, all’approvazione della legge Bossi-Fini (2002). Questi sei anni hanno visto un notevole peggioramento del razzismo e della xenofobia nella società italiana, cavalcati dalla Lega (la vera vincitrice delle elezioni 2008 e incarnati oggi nel governo Berlusconi.
(Posso dire questo perché sono stato altrettanto duro con il governo Prodi e con i sindaci di sinistra, da Cofferati a Dominici...) Oggi doppiamente mi vergogno di essere italiano e cristiano. Mi vergogno di appartenere a una società sempre più razzista verso l’altro, il diverso, la gente di colore e soprattutto il mussulmano, che è diventato oggi il nemico per eccellenza. Mi vergogno di appartenere a un paese il cui governo ha varato un pacchetto-sicurezza dove clandestino è uguale a criminale. Ritengo che non sia un crimine migrare, ma che invece criminale è un sistema economico-finanziario mondiale (l’11% della popolazione mondiale consuma l’88% delle risorse) che forza la gente a fuggire dalla propria terra per sopravvivere. L’Onu prevede che entro il 2050 avremo per i cambiamenti climatici un miliardo di "rifugiati climatici". I ricchi inquinano, i poveri pagano. Dove andranno? Stiamo criminalizzando i poveri? Mi vergogno di appartenere a un paese che ha assoluto bisogno degli immigrati per funzionare, ma che poi li rifiuta, li emargina, li umilia con un linguaggio leghista da far inorridire. Mi vergogno di appartenere a un paese che dà la caccia ai Rom, come fossero la feccia della società. Questa è la strada che ci porta dritti all’Olocausto (ricordiamoci che molti dei cremati nei lager nazisti erano Rom!). Abbiamo fatto dei Rom il nuovo capo espiatorio. Mi vergogno di appartenere a un popolo che non si ricorda che è stato fino a ieri un popolo di migranti («Quando gli albanesi eravamo noi»): si tratta di oltre sessanta milioni di italiani che vivono oggi all’estero. I nostri migranti sono stati trattati male un po’ ovunque e hanno dovuto lottare per i loro diritti. Perché ora trattiamo allo stesso modo gli immigrati in mezzo a noi? Cos’è che ci ha fatto perdere la memoria in tempi così brevi? Il benessere? Come possiamo criminalizzare il clandestino in mezzo a noi? Come possiamo accettare che migliaia di persone muoiano nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per arrivare nel nostro "Paradiso"? È la nuova tratta degli schiavi che lascia una lunga scia di cadaveri dal cuore dell’Africa all’Europa. Mi vergogno di appartenere a un paese che si dice cristiano, ma che di cristiano ha ben poco. I cristiani sono i seguaci di Gesù di Nazareth, povero, crocifisso «fuori dalle mura», che si è identificato con gli affamati, i carcerati, gli stranieri. «Quello che avrete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli lo avrete fatto a me». Come possiamo dirci cristiani, mentre dalla nostra bocca escono parole di odio e disprezzo verso gli immigrati e i Rom? Come possiamo gloriarci di fare le adozioni a distanza, mentre ci rifiutiamo di fare le "adozioni da vicino"? Come è possibile avere comunità cristiane che non si ribellano contro queste tendenze razziste e xenofobe? E quand’è che i pastori prenderanno posizione forte contro tutto questo, proprio perché tendenze necrofile? Come missionario, da una vita impegnato a fianco degli impoveriti della terra, oggi che opero su Napoli, sento che devo schierarmi dalla parte degli emarginati, degli immigrati, dei Rom contro ogni tendenza razzista della società e del nostro governo. Rimanere in silenzio oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani. Vorrei ricordare le parole del pastore Martin Niemoeller della Chiesa confessante sotto Hitler: «Quando le SS sono venute ad arrestare i sindacalisti, non ho protestato perché non ero un sindacalista. Quando sono venute ad arrestare i Rom, non ho protestato perché non ero un Rom. Quando sono venute ad arrestare gli Ebrei non ho protestato perché non ero un Ebreo. Quando, alla fine, sono venute ad arrestare me, non c’era più nessuno a protestare ». Non possiamo stare zitti: dobbiamo parlare, gridare, urlare. È in ballo il futuro del nostro paese. Soprattutto è in ballo il futuro dell’umanità. Anzi, della vita stessa. Diamoci da fare perché vinca la vita!

Questa è la mia reazione davanti agli ultimi avvenimenti nel nostro paese. Se la condividi, aggiungi la tua firma, inviando una e-mail a online@nigrizia.it