domenica 27 maggio 2012

Dopo amministrative

Dopo le elezioni amministrative del 6-7 maggio e relativi ballottaggio, pubblichiamo i commenti del segretario provinciale Federico Ginato sui risultati della provincia.
Dal sito "La Nuova Vicenza": Ginato (Pd): o a Roma si cambia, o salta il partito.

Lettera del segretario:

Cari Democratici,
ritengo opportuno inviarvi alcune brevi riflessioni all’indomani di un voto amministrativo che ha premiato, senza ombra di dubbio, il Partito Democratico e le coalizioni di cui ha saputo esser perno.
Se ci fosse bisogno di un dato, è sufficiente questo: su 142 città sopra i 15.000 abitanti coinvolte in questa tornata amministrativa, prima governavamo in 46, oggi in ben 85.
Anche in Provincia di Vicenza abbiamo ottenuto delle vittorie importanti, nei comuni di Thiene, Marano Vicentino e Sandrigo. Il mio ringraziamento va comunque a tutte quelle persone che, mettendosi in gioco nelle varie liste, hanno concorso a migliorare la gestione del bene comune.


Davvero un buon risultato quindi, frutto del lavoro dei nostri amministratori e dei partiti locali che si distinguono per quel patrimonio di generosità e di competenza che rende grande il nostro partito.
Tra i meriti, credo sia importante sottolineare anche la capacità del Partito Democratico di porsi al servizio di una coalizione, appoggiandone lealmente i candidati sindaco, anche quando questi non sono riconducibili al partito stesso.
Un elemento tutt’altro che scontato nell’attuale scenario politico, snervato spesso da lotte correntizie e fratricide.
Guardando al campo avverso, il voto di maggio ha decretato la crisi ormai irreversibile del PDL e la pesantissima sconfitta della LEGA, fortemente indebolita sia dagli scandali che hanno coinvolto il suo leader e i suoi dirigenti, ma anche  dall’evidente difficoltà nel presentarsi ancora come il miglior difensore degli interessi e delle istanze del NORD.
Nel contempo va anche constatato che l’UDC non solo non ha sfondato, ma non ha nemmeno  saputo raccogliere il consenso dei moderati in uscita dal PDL, e che anche i risultati di SEL e IDV, se guardiamo ai voti di lista, sono stati decisamente inferiori alle aspettative.
Insomma, dall’analisi di questo scenario, emergiamo come l’unico partito ancora strutturato e radicato nelle varie realtà locali, l’unico partito nazionale in grado di tener unito il Paese.
Questo deve certamente riempirci di orgoglio e di soddisfazione ma non può bastare a farci sentire vincitori.
L’altissima astensione (che ha colpito maggiormente il centrodestra) e l’indubbia affermazione del Movimento 5 Stelle (oramai stabilmente su un consenso a due cifre)  sono delle spie che ci devono allarmare, ci devono far riflettere e anche farci domandare: perché non abbiamo saputo intercettare gran parte del voto in uscita dagli altri partiti?
La risposta che personalmente mi do è questa: il PD è forse ritenuto il migliore dei partiti nati nella seconda repubblica ma non è ancora avvertito come quel partito del cambiamento che tanti vorrebbero.
Negli ultimi mesi infatti più di qualche volta abbiamo mandato dei messaggi contradditori all’opinione pubblica, che non ha mai mancato di farcelo notare e pesare. Penso all’appoggio inizialmente titubante ai referendum sull’acqua, penso al balletto di posizioni sulla trasformazione delle provincie, penso al taglio dei costi della politica abbracciato con un certo ritardo o alla ridda di voci che si sentono attorno ad una agognata riforma della legge elettorale che, nella configurazione attuale, è orientata a garantire l’elezione ai componenti dei troppi “cerchi magici” che purtroppo circondano anche i nostri leader nazionali.
In Italia, inoltre, c’è una storica incapacità  di saper passare il testimone, non solo alla guida dei partiti e delle istituzioni, ma anche nel resto della società, e quando ciò succede avviene normalmente per cooptazione e non per merito.
Affermare ciò non deve essere un’istigazione ad abbandonare l’impegno politico, anzi proprio perché ritengo che il nostro Partito possa ancora crescere, dobbiamo riconoscere gli errori che sono stati commessi. E da lì ripartire.
Ovviamente non c’è solo questo: la crisi è fortissima, gli italiani faticano ad intravedere un futuro dignitoso, i sacrifici da sopportare sono tantissimi. E questo complica e aggrava inevitabilmente il clima attorno ai partiti che stanno sostenendo lo sforzo del Governo Monti. Ma, a mio modesto parere, queste difficoltà non possono diventare un alibi tale da impedirci di migliorare l'azione di un partito, il nostro, che negli anni del Governo Berlusconi - è bene ricordarcelo - è stato l’architrave di un’alternativa democratica a difesa dei valori fondamentali della nostra Costituzione.
Sono consapevole che le sfide che il nostro tempo ci pone sono complesse e difficili ma sono convito, senza arroganza, che in questo momento il nostro partito sia in grado di coglierle e affrontarle.
Spetta anche a noi, Partito Democratico Vicentino, fare la nostra parte. Con spirito critico ma propositivo. Lo stesso spirito con il quale nei prossimi giorni convocherò i coordinatori e la direzione per individuare una serie di proposte e iniziative che dovranno far fare un passo in avanti a tutti noi, dirigenti nazionali compresi.

Un saluto cordiale.
Federico Ginato

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