mercoledì 10 ottobre 2012

GdVi "Vicenza e Verona chiamano Trento per la macroarea"


da Il Giornale di Vicenza domenica 7 ottobre 2012
Gerardo Rigoni ASIAGO
«Un incontro voluto dal Pd vicentino che sancisce il patto a tre tra Trento, Verona e Vicenza per la gestione futura del territorio». Sintetizza così il segretario provinciale, Fedetrico Ginato, l'appuntamento "In buoni mani, le autonomie locali ed il governo del futuro" organizzato alla casa Sant'Antonio di Asiago. Si è discusso su come riordinare le istituzioni che gestiscono il territorio e rinnovare l'apparato burocratico a sostegno dello sviluppo economico e sociale come le sfide del terzo millennio impongono. L'incontro (che prosegue oggi alle 9.30 con un incontro sull'associazione dei servizi) è iniziato ieri con un dibattito sulla riforma degli enti locali e proseguito con una tavola rotonda sulle nuove strategie del Veneto con il sindaco di Vicenza, Achille Variati, il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e il vicepresidente della Provincia di Trento, Alberto Pacher. «L'Europa ha individuato nel Veneto uno dei fulcri del rilancio economico e della logistica partendo dal porto di Venezia ed il quadrante Europa di Verona - spiega il consigliere regionale del Pd Stefano Fracasso -. Un cambiamento della morfologia socioeconomica di fronte al quale le istituzioni, rimaste immutate, dimostrano i propri limiti nel gestire le necessità date da questi cambiamenti, in primis la viabilità ed il trasporto ferroviario». Una soluzione proposta dal Pd è quella di una macroarea Vicenza, Verona, Trento in grado di dare risposte con un apparato burocratico snello, costruito su basi nuove e non figlia dell'esistente. «Io vorrei vedere gli Stati Uniti d'Europa - sottolinea il vicentino Variati -. Un insieme di macroregioni unite da problematiche omogenee. Le province e le regioni sono finite, anzi fallite sia come modello sia come mezzo di gestione. Un'affinità che permetterebbe di evitare contrasti come quello dei corridoi 9 e 10 (Valdastico e Valsugana). Due progetti più difficili oggi che mai; un errore grave che costringe Trento a doversi porsi su barricate di difesa invece che invitare a una soluzione». Un apertura al dialogo a cui si inserisce immediatamente il trentino Pacher che rilancia il concetto della macroregione alpina. «Un sistema che può trovare una base di partenza dall'accordo transnazionale Trento, Bolzano, Tirolo - sottolinea -. Un modello che può porsi in difesa dalla continua sottrazione di identità e competenza da parte dell'Europa economica». «Per quanto riguardano i corridoi europei 9 e 10 vorremmo avere un ruolo attivo nelle decisioni e non trovarsi due grande vie piazzate alle nostre porte di fatto costringendosi ad accettarlo e proseguire il lavoro per favorire il porto di Venezia - spiega -. L'Autobrennero già vede il passaggio di 47 milioni di tonnellate di merci all'anno portando la qualità dell'aria a Trento e nella vallata la più bassa di tutto l'arco alpino. Noi siamo favorevoli ad un progetto che incentivi il passaggio da ruota a ferrovia ma non a scelte decise da altri e a noi imposte». «Credo sia chiaro che la scelta deve essere o Valdastico o Valsugana, entrambe non ha senso - interviene il veronese Tosi -. Chiaro che uno sbocco verso il nord Europa posto più a est di Verona interessa al veronese ma condivido l'idea di favorire il passaggio alla rotaia. Dobbiamo comunque pensare ad altri investimenti e convincere sia Roma sia l'Europa della scelta». Un azione a tre che ricalca quanto il sindaco Variati sta portando avanti per le aziende municipalizzate dove vede il coinvolgimento di Rovigo nel progetto con Vicenza e Verona lavorare per "unire le forze". «Stiamo andando avanti, progredendo verso una collaborazione che darà sicuramente maggior respiro ai servizi rivolti ai cittadini e al territorio - commenta Variati -. Ma serve dare respiro anche ai bilanci comunali e mettere i sindaci nelle condizioni di dare risposte ai cittadini. I continui tagli statali e le incertezze regionali stanno togliendo autorevolezza ai sindaci e così si perde il territorio». «Lavorando potremmo arrivare ad una multiutility tra le più grandi d'Italia - conviene Tosi -. Ma prima dobbiamo sapere le intenzioni regionali; un discorso che vale anche per la metropolitana di superficie, noi siamo pronti ma pare che altri tentennano».

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