giovedì 28 agosto 2008
Un presidente e le sue immersioni
mercoledì 27 agosto 2008
Primo sì della Regione alla miniera di Meledo
venerdì 22 agosto 2008
Italia: Silvio Berlusconi sotto attacco dopo che il Papa sembra lanciare l’allarme sul ritorno del fascismo
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Italia: Silvio Berlusconi sotto attacco dopo che il Papa sembra lanciare l’allarme sul ritorno del fascismo
Pubblicato il 19 Agosto 2008 In Inghilterra
[The Guardian]
I ministri sulla difensiva dopo la condanna al razzismo dell’angelus.
Una rivista critica gli attacchi ai Rom ed agli immigrati.
Ieri il governo di Silvio Berlusconi è stato molto occupato nel limitare i danni, dopo che papa Benedetto si era mostrato propenso a condividere come autorità morale i timori riguardanti il pericolo di un ritorno del fascismo in Italia, sotto la guida della politica fortemente orientata a destra del magnate.
Nella sua tradizionale omelia domenicale, il pontefice cattolico ha espresso la preoccupazione nei confronti dei “recenti esempi di razzismo” ed ha ricordato ai cattolici che é loro compito guidare il prossimo nella società lontano da “razzismo, intolleranza ed esclusione [degli altri]“.
In un qualsiasi altro momento le sue osservazioni avrebbero potuto essere considerate come nient’altro che una riaffermazione della dottrina cattolica. Ma sono capitate proprio nel bel mezzo di un furioso dibattito riguardante un editoriale pubblicato dal settimanale cattolico più venduto in Italia, Famiglia Cristiana.
Nell’editoriale di venerdì, dove si condannavano le recenti azioni del governo contro gli immigrati ed i Rom, il settimanale ha detto che bisogna sperare che il fascismo non stia “riemergendo nel nostro paese sotto nuove forme”. La critica è stata accolta come un’offesa dai sostenitori di Berlusconi, molti dei quali sono ferventi cattolici.
Il capogruppo parlamentare al Senato, Maurizio Gasparri, ha annunciato di voler fare causa al sacerdote e direttore resonsabile di Famiglia Cristiana, mentre il sottosegretario alle politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi, ha accusato la rivista di “pregiudizio” ideologico.
In uno sforzo per calmare le acque il portavoce del Vaticano ha sottolineato che Famiglia Cristiana non era autorizzata a parlare a nome del papa o della la Conferenza Episcopale Italiana - cosa che il giornale non ha mai preteso di fare, come riporta lo stesso editore. Le osservazioni del Papa sono state interpretate dai critici di Berlusconi come un segnale che indica come il Vaticano non voglia prendere le distanze dalle opinioni di Famiglia Cristiana. Benedetto ha citato nel suo angelus la storia tratta dai vangeli che racconta del’incontro di Gesù con una donna pagana e di come egli superò le sue esitazioni iniziali compiendo un miracolo per sua figlia.
Il Papa ha detto: “Una delle più grandi conquiste dell’umanità è il superamento del razzismo. Purtroppo, però, di esso si registrano in diversi paesi nuove manifestazioni preoccupanti, legate spesso a problemi sociali ed economici, che tuttavia mai possono giustificare il disprezzo e la discriminazione razziale”.
Il sottosegretario alle politiche per la famiglia di Berlusconi, Giovanardi, ha respinto l’idea che le parole di Benedetto fossero dirette al governo. “Il Papa ha una prospettiva globale” ha detto. “Non stava parlando dell’Italia”.
Il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, ha ammesso che il Papa “stava senza dubbio parlando al mondo intero”. Ma ha aggiunto: “E quindi anche all’Italia in cui, mi spiace dirlo, ci sono molti segnali di razzismo che ci turbano e che non si possono nascondere”.
Incalzato dagli alleati della Lega Nord anti-immigrazione, Berlusconi ha ordinato la linea dura contro il crimine e contro coloro che il suo Governo ritiene principalmente responsabili per esso, gli immigrati clandestini. Questo mese il governo di Berlusconi ha inviato le truppe per le strade per combattere una presunta ondata di crimine di cui ritiene responsabili soprattutto gil immigrati clandestini ed i Rom. Le cifre del Ministero degli Interni indicano che più di un terzo degli arresti effettuati dalla polizia lo scorso anno erano di stranieri.
L’immigrazione clandestina è stata resa un reato, ai sindaci sono stati dati nuovi poteri sulla sicurezza e le espulsioni sono state aumentate. In giugno Famiglia Cristiana ha definito “indecente” il programma di governo per rilevare le impronte digitali dei bambini Rom. Finora i rappresentanti della chiesa sono stati molto più schietti del partito di opposizione di centro sinistra nel criticare le politiche del governo.
Articolo tradotto da Italia dall’Estero: http://italiadallestero.info
Link all'articolo: http://italiadallestero.info/archives/615
giovedì 21 agosto 2008
Informazioni sul FOTOVOLTAICO
martedì 19 agosto 2008
Confusione Lega
ICI E FEDERALISMO FISCALE
Oggi Bossi si ritrova ad esprimere gli stessi concetti enunciati allora, ancora prima delle elezioni, dal nostro gruppo. Il post a suo tempo finiva in questo modo:
Togliere solo un’imposta perché alla percezione sembra la peggiore sostituendola poi con altri meccanismi impositivi mimetizzati è pura demagogia per raccogliere voti.
La politica propagandistica della Lega e del PDL sta finalmente scontrandosi con la dura realtà.
Ora la proposta da parte di Calderoli è quella di ridurre il numero delle tasse per crearne una sola più semplice e più comprensibile al cittadino... e magari più bassa della somma delle attuali. Ma sì spariamola pure grossa, sembra quasi non sia un ministro del governo ma uno dei più abili imbonitori da mercato.
Cosa succederà quando si accorgeranno che la funzione delle tasse è quella di discriminare chi tra i cittadini può permettersi di pagarle in base alla sua ricchezza.
L'ICI, oltre ad essere una tassa federale, era anche una tassa che era pagata da chi aveva degli immobili: chi ha la villa paga per una villa, chi ha un miniappartamento paga per esso, chi non ha la casa non paga. Cosa succederà quando tutti dovranno pagare una unica tassa, si terrà conto del livello di ricchezza delle persone oppure a guadagnarci saranno i soliti che guadagnano quando è al governo Berlusconi? Ovviamente sarà più facile tassare chi vive della propria busta paga, piuttosto di andare a tassare chi vive nella villa.
domenica 17 agosto 2008
MILITARI IN STRADA E SINDACI SCERIFFI: IL RISCHIO È UNA GUERRA TRA POVERI
IL PRESIDENTE SPAZZINO NEL "PAESE DA MARCIAPIEDE".
Bene fa il Governo a prendere provvedimenti su annosi problemi. Ma riuscirà a fugare il sospetto che quando è al potere la destra i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?
È un "Paese da marciapiede" quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri.
A Roma il sindaco Alemanno, che pure mostra in altri campi idee molto più avanzate di quelle che il pregiudizio antifascista gli attribuisce, caccia i poveri in giacca e cravatta anche dai cassonetti e dagli avanzi dei supermercati. Li chiamano scarti, ma lì si trovano frutta e verdura che non sono belli da esporre sui banchi di vendita. E allora se vogliamo salvare l’estetica, perché non facciamo il "banco delle occasioni", coprendo con un gesto di pietà (anche qui "estetico"), un rito che fa male alle coscienze? Nei centri Ikea lo si fa, e nessuno si scandalizza. Anzi.
Ma dai marciapiedi sparisce anche la prostituzione (sarà la volta buona?) e sarebbe ingeneroso non dare merito al Governo di aver dato ai sindaci i poteri per il decoro e la sicurezza dei propri cittadini. A patto, però, che la "creatività" dei sindaci non crei problemi istituzionali con questori e prefetti e non brilli per provvedimenti tanto ridicoli quanto inutili; e che il Governo non ci prenda gusto a scaricare su altri le sue responsabilità, come con l’uscita tardiva e improvvida (colpo di sole agostano?) della Meloni e di Gasparri, che hanno chiesto ai nostri olimpionici di non sfilare per protesta contro la Cina (il gesto forte, se ne sono capaci, lo facciano loro, i soliti politici furbetti che vogliono occupare sempre la scena senza pagare pegno!).
Tornando al "Paese da marciapiede", ha fatto bene il cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per i migranti, ad approvare la lotta al racket dell’accattonaggio senza ledere il diritto di chiedere l’elemosina da parte di chi è veramente povero. Il cardinal Martino ha posto un dubbio atroce: la proibizione dell’accattonaggio serve a nascondere la povertà del Paese e l’incapacità dei governanti a trovare risposte efficaci, abituati come sono alla "politica del rattoppo", o a quella dei lustrini?
La verità è che "il Paese da marciapiede" i segni del disagio li offre (e in abbondanza) da tempo, ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l’attenzione con le immagini del "Presidente spazzino", l’inutile "gioco dei soldatini" nelle città, i finti problemi di sicurezza, la lotta al fannullone (che, però, è meritoria, e Brunetta va incoraggiato). Ma c’è il rischio di provocare una guerra fra poveri, se questa battaglia non la si riconduce ai giusti termini, con serietà e senza le "buffonate", che servono solo a riempire pagine di giornali.
Alla fine della settimana scorsa sono comparse le stime sul nostro prodotto interno lordo (Pil) e, insieme, gli indici che misurano la salute delle imprese italiane. Il Pil è allo zero, ma le nostre imprese godono di salute strepitosa, mostrando profitti che non si registravano da decenni. L’impresa cresce, l’Italia retrocede. Mentre c’è chi accumula profitti, mangiare fuori costa il 141% in più rispetto al 2001, ma i buoni mensa sono fermi da anni. L’industria vola, ma sui precari e i contratti è refrattaria. La ricchezza c’è, ma per le famiglie è solo un miraggio. Un sondaggio sul tesoretto dei pensionati che sarà pubblicata su Club 3 dice che gli anziani non ce la fanno più ad aiutare i figli, o lo fanno con fatica: da risorsa sono diventati un peso.
È troppo chiedere al Governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?
sabato 9 agosto 2008
Social card e legalità in Italia
Riportiamo alcune riflessioni che ci hanno mandato gli amici del PD di Chiampo.
Una risposta al disagio sociale: nella finanziaria c'è la social card.
Non siamo più europei nel nostro sistema di welfare, siamo diventati americani. La social card, come ha detto il ministro dell'Economia, è l'esportazione di un grande strumento, come la tessera alimentare degli Usa, la food stamp che viene assicurata a 26 milioni di lavoratori in modo universalistico, senza distinzione di sesso, razza, religione e cittadinanza, e che in Italia, in proporzione, dovrebbe essere assicurata a cinque milioni di cittadini. Sarà assicurata invece a 500 mila persone alle quali si darà il marchio della tessera della povertà, perché i diritti non sono più diritti delle persone ma sono privilegi e concessioni del Governo.
Un governo che si prepara a fare una legge federalista ma intanto espropria i Comuni di una delle prerogative più importanti, quella di realizzare le politiche sociali, politiche universalistiche e non concessioni (Abolizione dell'ICI: l'unica tassa "federale"). Sarebbe stato troppo infatti dare 400 euro a ogni famiglia davvero bisognosa attraverso un trasferimento diretto di denaro che liberamente quella famiglia poteva utilizzare. Per poter avere quella social card bisogna subire l'umiliazione dello stampo di povertà.
Questa è l'Italia dei ministri Tremonti e Brunetta. E' l'Italia che blocca ogni processo di liberalizzazione e ogni lotta ai privilegi. E come potrebbe combattere i privilegi un governo che si fonda sul privilegio di uno solo? Un governo che non fa nulla per ridare al paese mobilità sociale essenziale per la crescita e il futuro dei giovani.
Un macigno sulla strada del dialogo: sotto l'urgenza dei problemi giudiziari del presidente del Consiglio, il governo scavalca la Costituzione, mortifica il Parlamento e con la forza dei numeri impone l'approvazione di un provvedimento che non ha precedenti in alcun sistema democratico parlamentare come il nostro.
Un provvedimento che per sospendere un processo a carico di Silvio Berlusconi prefigura un sistema abnorme di impunità, in modo peraltro pasticciato, per le più alte cariche dello Stato. Si dice che occorre mettere fine all'emergenza giustizia e chiudere una presunta anomalia italiana nel rapporto tra magistratura e politica.
Il salva processi e il Lodo Alfano, che sono indissolubilmente legati, non avrebbero alcuna attinenza con il processo in corso a Milano, perché, afferma l'on. Ghedini (avvocato personale di S. Berlusconi), l'on. Berlusconi non se ne avvarrà, perchè si risolverà con l'assoluzione del premier. Ma allora a che serve?
La risposta dell'avvocato difensore del premier è a dir poco inquietante: "I processi si devono sospendere per il bene del paese e non di Berlusconi". Il lodo serve insomma a "governare con serenità" e, ha ripetuto l'on. Pecorella, assicurare la stabilità politica che da troppo tempo manca all'Italia.
Ma si può fare il bene dell'Italia se la giustizia non è al servizio di tutti, se la legge non è uguale per tutti, se la serenità di chi governa è affidata ai suoi privilegi e alla sua immunità anziché alla sua retta coscienza? E' come dire che la legittimazione del popolo sospende il valore della legalità e solleva chi detiene il potere dal rispetto della legge.Il nostro presidente del Consiglio ci ha detto: la legge la faccio io. C'è chi ha parlato di "sultanato". Torna alla mente un dialogo pubblico, a Monaco di Baviera, tra il filosofo Habermas e l'allora cardinale Ratzinger su "I fondamenti morali prepolitici dello Stato liberale". In quel dialogo il futuro pontefice affermava: "E' compito della politica sottomettere il potere al criterio del diritto e in tal modo ordinarne l'uso sensato". E aggiungeva che se il diritto non appare come "espressione di una giustizia che sia al servizio di tutti ma come prodotto di un arbitrio, di una pretesa di essere nel diritto solo perchè si detiene il potere su di esso" è inevitabile alimentare nei cittadini "il sospetto verso il diritto e la legalità" e minare l'autorevolezza e la dignità della politica.
Il dialogo tra forze politiche può esserci quando, tra le parti c'è rispetto e ci sono condizioni di equilibrio. Non può esserci un dialogo sereno con chi è gravato da un gigantesco conflitto di interesse e ha preteso e ottenuto di dettare leggi su misura e garantirsi immunità.